LA LEGGE 190/2012 E LE SOCIETA’ PARTECIPATE O CONTROLLATE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Le ultime novità dell'ANAC
L’entrata in vigore della Legge 190/2012 sul contrasto alla corruzione e del D.Lgs. 33/2013 sulla “trasparenza” ha lasciato una situazione di dubbio in merito all’applicabilità ed all’attuazione della normativa per ciò che riguarda il mondo delle Public Utilities e, più in generale, tutti quegli enti privati controllati o partecipati dalla Pubblica Amministrazione.
Da quando nel 2014 l’ANAC è diventato l’organismo responsabile delle funzioni in materia di anti corruzione e trasparenza la situazione è in rapida evoluzione. L’ANAC ha redatto, infatti, una serie di schemi di delibere in materia pubblicandoli poi in consultazione sul suo sito internet dando così la possibilità a chiunque di visionare ed eventualmente suggerire possibili migliorie da apportare alle varie delibere.
L’obiettivo perseguito dall’ANAC per rimediare a questa situazione di incertezza è quello della stesura ed approvazione di un documento che fissi le linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici.
A tal fine l’ANAC ha pubblicato sul suo sito in consultazione (fino a metà aprile u.s.) le “Linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici”.
Nonostante le predette linee guida non siano state ancora ufficializzate, tutta la documentazione pubblicata negli ultimi mesi è già servita a chiarire molti punti critici ed a fissare i primi paletti.
Più volte è stata ribadita l’importanza del Modello Organizzativo 231 anche in ottica di trasparenza e contrasto alla corruzione e, di conseguenza, è ormai chiara la necessità di una stretta collaborazione tra l’Organismo di Vigilanza ed il Responsabile per la prevenzione della corruzione.
La stretta relazione tra le predette figure risulta ancora più chiara leggendo nelle ultime linee guida ANAC che il Modello 231 ed il Piano di prevenzione della corruzione (PPC) possono addirittura essere integrati in un unico documento.
Tale collaborazione si implementerà attraverso un continuo scambio di flussi informativi ed una serie di riunioni il cui fine ultimo sarà di assicurare la presenza di un controllo capillare ed unitario sull’attività aziendale per contrastare non solo la corruzione in senso stretto ed il compimento di reati 231 ma, più in generale, ogni episodio di mala gestio.
Risulta, però, altrettanto chiaro che l’ambito di applicazione della Legge 190/2012 e del D.Lgs. 231/2001 non coincidono. Mentre il Modello Organizzativo 231 è finalizzato alla prevenzione dei reati commessi a vantaggio dell’ente, il Piano di prevenzione della corruzione persegue la finalità di prevenire ogni condotta scorretta, anche se in danno alla società.
Il PPC, inoltre, non deve limitarsi a considerare come corruzione ciò che è previsto nel D.Lgs.213/2001 ma deve fare riferimento all’intera gamma di reati contro la P.A. disciplinati dal Titolo II del Libro II del Codice Penale, nonché le situazioni di “cattiva amministrazione” nel senso più generale del termine.
Nonostante il contesto ancora molto fluido, è ormai certa l’obbligatorietà, anche per gli enti privati in controllo pubblico, della nomina di un Responsabile per la prevenzione della corruzione, un Responsabile per la Trasparenza e l’implementazione rispettivamente di un Piano di prevenzione della corruzione e di un Piano per la Trasparenza e l’Integrità.
Le ultime linee guida ANAC, pur essendo di sicuro aiuto, lasciano aperti ancora molti importanti dubbi sul come le società private partecipate/controllate debbano operativamente arrivare i due Piani.
L’ANAC indica che il Responsabile per la prevenzione della corruzione debba essere un soggetto interno e descrive tre possibili figure tra cui scegliere. In tutto ciò, però, vi sono ancora moltissime società private partecipate/controllate che, per ragioni strutturali ed organizzative, non possono applicare alla lettera quel che è suggerito e, di conseguenza, restano in una situazione di forte incertezza sul da farsi.
Sempre nelle ultime linee guida viene delineato meglio il ruolo del Responsabile per la prevenzione della corruzione che è, in estrema sintesi, “colui a cui spetta predisporre il Piano di prevenzione della corruzione” per poi vigilare costantemente su di esso e sulla formazione da erogare al personale interno, proponendo tutte le modifiche migliorative che si rendessero necessarie. In tutto ciò, “dall’espletamento dell’incarico non può derivare l’attribuzione di alcun compenso aggiuntivo” e, inoltre, si parla anche di conseguenze rilevanti in caso di omessa vigilanza e/o omesso controllo.
Ovviamente le linee guida, per loro stessa natura, sono da interpretarsi come indicazioni di alto livello che, viste le molteplici diversità delle aziende verso cui sono rivolte, non possono tenere conto delle peculiarità dei settori e delle singole aziende, sia in termini di attività gestite che di organizzazione interna e, di conseguenza, vanno adattate ad ogni singola realtà aziendale.
Grazie alla comprovata esperienza in merito a tutte le tematiche legate al D.Lgs. 231/2001, alle numerose collaborazioni con società private partecipate/in controllo pubblico ed agli incarichi da Responsabile per la prevenzione della corruzione a tutt’oggi ricoperti, i consulenti di M&IT Consulting si propongono di supportare le aziende nel processo di adeguamento alla normativa vigente in ambito di L. 190/2012 e relativi D.Lgs. 33 e 39 del 2013, oltre che di D.Lgs. 231/2001.
Sarà nostra cura assisterVi nelle delicate fasi di individuazione ed analisi dei rischi specifici legati alle Vostre attività per poi accompagnarvi fino all’implementazione di tutte le misure organizzative necessarie per tutelarVi al meglio.
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